perché

Pur conducendo vite che percepiamo essere relativamente privilegiate, appaganti e intense, vorremmo uscire per un po’ dagli argini che ne delimitano i flussi.
Deviare dai tracciati segnati dai ritmi del lavoro e della scuola, dalle abitudini di consumo e di riposo.
Esplorare percorsi laterali per allargare lo sguardo e acquisire nuovi punti di vista.

Siamo partiti perché il nostro status non sia una rendita di posizione da difendere ma una risorsa generativa su cui investire, mettendoci in gioco, imparando a uscire fuori dalla zona di confort.
Siamo partiti consapevoli delle contraddizioni derivanti dalle nostre inquietudini e dalle speranze, dai timori e dagli slanci, dalle forze e dalle debolezze, dall’ingenuità, dalle frustrazioni, dai pregiudizi, dalle sapienze e dalle ignoranze, dai vezzi e dalle virtù.
Siamo partiti sapendo di essere incoerentemente coerenti con il nostro essere sapiens, usando il privilegio di trovarci in una situazione stimolante e di poter contare su una relativa stabilità.
Siamo partiti per ridefinire le motivazioni necessarie per continuare a vivere a Roma o, viceversa, individuare altri territori dove stabilirci. Anche se improbabile, nel corso del pellegrinaggio potremmo maturare la convinzione di voler vivere viaggiando.

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